La Giornata contro il bullismo e cyberbullismo ci ricorda i pericoli del web: ecco come la Polizia Postale contrasta questo fenomeno
Il 7 febbraio ricorre la Giornata contro il bullismo e il cyberbullismo, due fenomeni sociali che corrono su binari paralleli. Se però il bullismo si manifesta nelle scuole, nelle palestre o comunque in luoghi reali, il cyberbullismo è una condotta più subdola proprio per lo spazio dove si manifesta: internet.
La differenza tra bullismo e cyberbullismo è proprio questa: il bullo è più riconoscibile, mentre il cyberbullo agisce nell’ombra. La Polizia Postale, specialità della Polizia di Stato, opera per contrastare i casi di cyberbullismo. Questi episodi si fanno sempre più frequenti e spesso assumono contorni inquietanti, nonostante si abbia a che fare perlopiù con dei ragazzi. È quindi giunto il momento di dire tutti insieme “stop cyberbullismo” e diffondere la cultura del rispetto e della legalità.
INDICE
– Giornata contro bullismo e cyberbullismo: l’identikit del cyberbullo
– Cyberbullismo definizione: la legge n. 71/2017
– Legge cyberbullismo: cosa dicono le norme
– Come combattere il cyberbullismo: le iniziative della Polizia Postale
– “Stop cyberbullismo”: come entrare nella Polizia Postale
Giornata contro bullismo e cyberbullismo: l’identikit del cyberbullo
La Polizia Postale si spende in prima persona per il contrasto a questi fenomeni vessatori, specie oggi, nella Giornata contro bullismo e cyberbullismo. Sul sito ufficiale della P.S. gli agenti hanno tracciato un identikit del cyberbullo:
- Età compresa tra i 10 e i 16 anni;
- Immagine da bravo ragazzo;
- Competenza informatica superiore alla media;
- Incapacità di valutare la gravità delle azioni compiute online.
Tanta è l’incoscienza da parte dei cyberbulli che, all’intervento degli agenti, questi ragazzini, spesso, scoppiano in lacrime e vengono colti da un sentimento di vergogna.
I casi di cyberbullismo diventano più complessi, invece, quando si ha a che fare con cyberbulli più grandi. Di conseguenza, gli atti divengono più crudeli e vengono occultati in modo più efficace. In più le azioni si traducono spesso in maltrattamenti ripetuti nella vita reale. In questo contesto, dunque, la differenza tra bullismo e cyberbullismo si va assottigliando.
Cyberbullismo definizione: la legge n. 71/2017
La giurisprudenza è fondamentale per la Polizia di Stato. Tant’è vero che il suo motto è “Sub lege libertas”, che sta a ricordare come l’azione della P.S. deve svolgersi nel rispetto delle Leggi e dell’Istituzione Repubblicana. La legge cyberbullismo è la n. 71 del 28 maggio 2017 e al suo interno (art. 1, comma 2) c’è la definizione di cyberbullismo, che viene inteso come “qualunque forma di pressione, aggressione, molestia, ricatto, ingiuria, denigrazione, diffamazione, furto d’identità, alterazione, acquisizione illecita, manipolazione, trattamento illecito di dati personali in danno di minorenni, realizzata per via telematica”.
Nella definizione di cyberbullismo rientra anche “la diffusione di contenuti on line aventi ad oggetto anche uno o più componenti della famiglia del minore il cui scopo intenzionale e predominante sia quello di isolare un minore o un gruppo di minori ponendo in atto un serio abuso, un attacco dannoso, o la loro messa in ridicolo”.
Legge cyberbullismo: cosa dicono le norme
La legge cyberbullismo prevede anche gli scenari all’interno dei quali si muove il diritto per punire questo fenomeno. Si distinguono tre casi:
- 1. Il fatto è commesso da un minorenne di età compresa tra i 15 e i 17 anni e la famiglia del minore leso presenta querela o denuncia.
- 2. Il fatto è commesso da un minorenne di età compresa tra i 15 e i 17 anni e la famiglia del minore leso non presenta querela o denuncia.
- 3. Il fatto è commesso da un minorenne di età uguale a quattordici anni o inferiore.
Nel primo caso si mette male per il cyberbullo: va incontro a reati. Nello specifico, si contestano gli articoli 595 (diffamazione) e 612 (minaccia) del Codice Penale.
Se invece si presentano i casi 2 e 3 scatta l’ammonimento del Questore, che già abbiamo incontrato nell’articolo sulla Giornata internazionale contro la violenza sulle donne. L’ammonimento consiste nella convocazione del minore, accompagnato da almeno un genitore (o da chi ne fa le veci). Questo provvedimento cessa al compimento dei 18 anni.
Come combattere il cyberbullismo: le iniziative della Polizia Postale
Nel 2006 il cyberbullismo era già noto come fenomeno alla Polizia Postale. La specialità della P.S. ha infatti realizzato, in collaborazione con Microsoft e Poste Italiane, “Il web per amico”. Si trattava di un manuale rivolto ai genitori per un “uso responsabile della rete” da parte dei più piccoli. A pagina 17 di questo opuscolo si descriveva in termini semplici il cyberbullo e si danno suggerimenti per affrontarli, tra cui non fornire dati personali e comunicare agli amministratori la presenza di queste persone.
Contemporaneamente la Polizia Postale collaborò con la Disney alla realizzazione del fumetto “Internet sicuro” per sensibilizzare invece i più piccoli. A pagina 9 si poneva l’accento sui cyberbulli che si fingono amici, registrando le confidenze ricevute in rete, rendendole poi pubbliche.
Tre anni prima della legge cyberbullismo, era il 2014, la Polizia di Stato ha dato il via all’iniziativa “Una Vita da Social”. I testimonial di questa campagna di sensibilizzazione erano il conduttore televisivo Amadeus e il comico Maurizio Battista. Alla Scuola Superiore di Polizia vennero invitati circa 300 studenti, accolti dall’allora Capo della Polizia, Alessandro Pansa. “Una Vita da Social” ha poi girato l’Italia, portando il suo truck in 39 piazze nelle maggiori città italiane. Parte di questa iniziativa era anche un video-contributo del presentatore e comico Fiorello.
A oggi la Polizia Postale continua a ricevere segnalazioni su casi di cyberbullismo, che talvolta possono sfociare anche nei suicidi delle persone oggetto di questi atti persecutori.
“Stop cyberbullismo”: come entrare nella Polizia Postale
Insomma, il cyberbullismo è una minaccia seria per i minorenni che si approcciano ai social network, dove queste insidie si concretizzano più spesso. È per questo che la Polizia di Stato – in particolare la Polizia Postale – prende molto sul serio questo fenomeno. A volte non è necessario urlare “stop cyberbullismo”, ma ciò che occorre davvero è una profonda educazione digitale che parta dalla più tenera età fino ad arrivare agli adulti.
I genitori, in questo senso, sono chiamati a una maggiore sorveglianza sugli smartphone utilizzati dai propri figli, molte volte in balia di un algoritmo sempre più indecifrabile. Porre il parental control in questo scenario appare quanto mai fondamentale. Questo potrebbe tuttavia non bastare. Spesso, infatti, incontriamo per strada bambini anche sotto i 10 anni con smartphone o dispositivi digitali, utilizzati come veri e propri babysitter.
In quest’ottica il ruolo della Polizia Postale ricopre ancor più importanza. Se vuoi far parte di questa specialità, devi necessariamente entrare nella Polizia di Stato vincendo un concorso pubblico da Agente, Vice Ispettore o Commissario (clicca qui per consultare i requisiti Agente, Vice Ispettore o Commissario). Una volta entrati nella P.S., i vincitori del concorso vengono assegnati presso i vari istituti d’istruzione, dislocati in diverse regioni italiane, per la frequenza del corso di formazione. Al termine del corso di formazione si procede all’assegnazione presso i vari reparti e specialità, secondo le necessità delle sedi sul territorio.
Che differenza c’è tra il cyberbullismo e il bullismo?
Che caratteristiche hanno i cyberbulli?
- Età compresa tra i 10 e i 16 anni;
- Immagine da bravo ragazzo;
- Competenza informatica superiore alla media;
- Incapacità di valutare la gravità delle azioni compiute online.
Tanta è l’incoscienza da parte dei cyberbulli che, all’intervento degli agenti, questi ragazzini, spesso, scoppiano in lacrime e vengono colti da un sentimento di vergogna.
I casi di cyberbullismo diventano più complessi, invece, quando si ha a che fare con cyberbulli più grandi. Di conseguenza, gli atti divengono più crudeli e vengono occultati in modo più efficace. In più le azioni si traducono spesso in maltrattamenti ripetuti nella vita reale. In questo contesto, dunque, la differenza tra bullismo e cyberbullismo si va assottigliando.
Cosa si rischia con il cyberbullismo?
- 1. Il fatto è commesso da un minorenne di età compresa tra i 15 e i 17 anni e la famiglia del minore leso presenta querela o denuncia.
- 2. Il fatto è commesso da un minorenne di età compresa tra i 15 e i 17 anni e la famiglia del minore leso non presenta querela o denuncia.
- 3. Il fatto è commesso da un minorenne di età uguale a quattordici anni o inferiore.
Nel primo caso si mette male per il cyberbullo: va incontro a reati . Nello specifico, si contestano gli articoli 595 (diffamazione) e 612 (minaccia) del Codice Penale.
Se invece si presentano i casi 2 e 3 scatta l’ammonimento del Questore, che già abbiamo incontrato nell’articolo sulla Giornata internazionale contro la violenza sulle donne. L’ammonimento consiste nella convocazione del minore, accompagnato da almeno un genitore (o da chi ne fa le veci). Questo provvedimento cessa al compimento dei 18 anni.
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